giovedì 26 ottobre 2023

Si può donare solo ciò che si ha

 

 Commento al vangelo della XXX domenica del TO, anno A – 29 ottobre 2023


+ Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Commento

 Mi sembra che nessuno si sia mai lanciato nell’ardua impresa di scrivere un bignami dei 4 vangeli; forse anche perché in certi passaggi sembra averlo fatto Gesù stesso. Penso alle beatitudini, ma penso anche a quando Gesù insegna ai suoi discepoli a pregare iniziando con le parole “Padre nostro”. E anche in questi due comandamenti, appena ascoltati, dice Gesù, c’è la radice di tutto quello che è contenuto negli antichi profeti e nella legge di Mosé. L’amore, a Dio e al prossimo, è la radice di ogni pensiero e azione di bene; tuttavia, è anche vero che non esiste nel vocabolario corrente una parola – Amore - così tanto fraintesa e con così tante accezioni e significati. Mentre vi parlo ho ben in mente, ad esempio, il significato che ne darebbero i miei alunni dell’IPSIA di Civitanova Marche.
Per restare però nel senso più vero e genuinamente evangelico del verbo amare ci viene in aiuto l’ultimo documento scritto da Papa Francesco, il 15 ottobre scorso, nel quale portando ad esempio l’atteggiamento spirituale di Santa Teresina di Lisieux egli puntualizza: “soltanto la fiducia, null’altro, non c’è un’altra via da percorrere per essere condotti all’Amore che tutto dona. Con la fiducia, la sorgente della grazia trabocca nella nostra vita, il Vangelo si fa carne in noi e ci trasforma in canali di misericordia per i fratelli” (C’est la confiance, 2).
Se ci fidiamo di Dio, se ci abbandoniamo in lui e a lui, possiamo allacciare le nostre esistenze alla sorgente stessa dell’amore, a Dio stesso, a Dio che… è… amore, e divenire mediatori di misericordia verso i nostri fratelli. Mi sembra che troppo spesso la nostra fede è fatta di gesti formali, di obbedienza paurosa nei confronti della divinità, o altre volte di pratiche con le quali si pensa di meritare la vita eterna del paradiso. Il vangelo di oggi, invece, ci aiuta a ricordare che l’amore non si compra, non si merita e neppure si inventa; si può solo accogliere e manifestare perché, se non fosse che Dio padre, nella persona di Cristo Gesù e per la potenza del divino spirito, ce ne ha riempito il cuore, sicuramente neppure ci chiederebbe di ricambiarlo e di donarlo ai fratelli.