venerdì 26 maggio 2023

Ubi caritas ibi Deus est

 

Commento al Vangelo della Domenica di Pentecoste – 28 maggio 2023

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-23)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Commento

È un fatto che nelle Scritture ci viene raccontato il dono dello Spirito Santo in due momenti distinti: la sera del giorno stesso della risurrezione “il primo girono della settimana (la nostra domenica), mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli” (Gv 20,19); e nel solenne giorno di Pentecoste, 50 giorni dopo la Pasqua ebraica, così come ci viene raccontato da San Luca negli Atti degli apostoli (cfr Atti 1,26 ss). 

Questa duplicità di eventi da una parte ci dice che la piena manifestazione della persona divina dello Spirito Santo avviene solo dopo l’Ascensione di Gesù, quando questi è ristabilito nella piena gloria divina, dall’altra che il dono dello Spirito è strettamente legato alla manifestazione del Cristo, e ne prolunga l’azione e la potenza.
Questo brano evangelico raccontatoci da Giovanni ci testimonia la perfetta unità d’azione delle tre divine persone. Il Figlio Gesù ha compiuto la volontà del Padre sconfiggendo, anche come uomo e non solo come Dio, l’odio del mondo, e per questo ora può donare il frutto della sua piena comunione col Padre: lo Spirito di Dio, l’amore fatto persona.

La missione di rimettere i peccati, per questo stesso motivo, non sarà un semplice automatismo fatto di una formula di assoluzione, ma il frutto del permanere inseriti nella comunione voluta da Gesù e che attualmente assume il volto della Chiesa. La forma passiva dell’ultima frase spiega che se il Signore, da parte sua, “vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Tim 2,4), da parte nostra occorre riconoscere la presenza del suo Spirito nella forma della comunione umana, immagine e somiglianza della sua comunione divina: quella amicizia e fraternità umana che può divenire, in un certo modo, mediazione dell’amore di Dio anche quando è vissuta al di fuori dei confini visibili della Chiesa.