giovedì 12 gennaio 2023

"Credo, aiuta la mia incredulità!"

 

Commento al Vangelo della II Domenica del Tempo Ordinario/A – 15.01.2023


Dal Vangelo secondo Giovanni (1,29-34)

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». 

 

Commento

 Giovanni Battista in queste poche parole fa una sintesi straordinaria della fede nel mistero di Cristo. Lo proclama agnello di Dio, affermando così che egli, una volta per tutte, sostituirà con il dono della sua vita i sacrifici di espiazione del passato, e ci ridonerà l’innocenza originaria. Poi lo proclama Figlio di Dio, riconoscendo di fatto la sua natura divina oltre a quella umana. E se non bastasse, Giovanni annuncia che Gesù battezzerà in Spirito Santo, cioè parteciperà la sua figliolanza divina a tutti coloro che lo accoglieranno. 

La sua fede sembra veramente così inossidabile e granitica che rimaniamo poi attoniti e perplessi ripensando al Vangelo della scorsa III Domenica di Avvento dove si narra che lo stesso Battista, “…in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»” (Mt 11,2). 

Da un uomo come lui una simile domanda non ce la saremmo mai aspettata, ma forse è proprio questo che ci aiuta a sentirlo più vicino a noi, più confrontabile con le nostre oscillazioni tra momenti di sbandamento e di esaltanti certezze. La fede non è mai un dato acquisito una volta per sempre; trattandosi di una relazione con una persona vivente, ha sempre bisogno di essere approfondita, ricentrata e messa alla prova.

Giovanni è un uomo sempre in ascolto, non si lascia sfuggire i segni che il Signore gli dona: egli testimonia ciò che i suoi occhi hanno visto, e la sua parola annuncia ciò che gli era stato consegnato da Colui che lo aveva inviato a battezzare. Anche nella prigionia che lo attenderà, la nitidezza del suo cuore gli permetterà di riconoscere nella risposta di Gesù le parole di conferma della sua primitiva intuizione. Forse anche noi, sottoposti a tante prove della vita, abbiamo occasione di ritrovare una fede più genuina, meno ingessata, e potremmo rivolgerci a Cristo Signore come quell’uomo che, alla ricerca di un miracolo per suo figlio, così implorò: “Credo, aiuta la mia incredulità” (Mc 9,24).