giovedì 3 novembre 2022

Credere per vedere

  

Commento al Vangelo della XXXII domenica del Tempo Ordinario, anno C – 6 novembre 2022
 


Dal vangelo di Luca (20,27-38) Versione breve: Lc 20,27.34-38

 In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione.  
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

 

Commento

 Non sappiamo se all’affermazione di Gesù che nella vita futura non si prenderà né moglie né marito la reazione sia stata di mestizia o piuttosto di un grande entusiasmo. Sta di fatto che coloro che in questa vita avranno accolto la misericordia di Dio, saranno nell’eternità talmente ripieni di gioia nel contemplare faccia a faccia il Signore, da non avere più bisogno di alcuna mediazione corporeo-affettiva, prima fra tutte quella della coniugalità. In pratica si realizzerà la promessa antica, annunciata anche da Isaia e ascoltata anche nella liturgia del 2 novembre: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande”, e poi ancora: “Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto” (Is 25,6-8). E san Paolo aggiunge, riguardo la modalità della risurrezione: “si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Cor 15,44).
Quindi, nella vita futura avremo un corpo - diverso da quello attuale - ma pur sempre un corpo, e ciò che adesso è destinato a ritornare alla terra, dalla terra rinascerà glorioso, per l’eternità. Vedere per credere? No! In questo caso occorre credere per vedere.