domenica 14 agosto 2022

Commento al Vangelo della XXI domenica del Tempo Ordinario, anno C - 21 agosto 2022

 

Fortuna che la porta è stretta!



Dal Vangelo di Luca (13,22-30)
 
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
 
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
 
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
 
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
 
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».


Commento

Si, possiamo dirlo: per nostra fortuna la porta della salvezza è stretta, stretta come l’ampiezza delle braccia allargate di Gesù in croce. La bellezza, la buona notizia del Vangelo di oggi in fondo è tutta qui: le braccia allargate di Gesù in croce non sono solo il segno della resa di fronte all’odio degli uomini, ma soprattutto costituiscono l’abbraccio accogliente dell’amore di Dio Padre che salva, e rivelatosi nel suo figlio unigenito. Se la salvezza finale avesse anche altri criteri d’accesso oltre a quelli della misericordia divina, non ci sarebbe spazio per nessuno. 

Ce lo ricorda anche San Paolo: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tim2,4) ma non tutti, anzi pochissimi accettano che la salvezza di Dio passi attraverso quell’uomo, fatto di carne e ossa come noi, per di più umiliato, e quindi perdente. Pochi accettano di vivere una vera comunione con Lui, in Lui, e tramite Lui con Dio Padre, sotto l’azione dello Spirito Santo.

Molti, rimasti fuori, avranno la presunzione che poteva bastare una vaga prossimità: magari averlo accolto nelle proprie piazze, o aver condiviso con lui la mensa. Ma egli dirà loro: “Non so di dove siete!”. Entrare nell’abbraccio misericordioso di Cristo significherà non solo essersi nutriti con lui alla stessa mensa, ma nutrirsi di lui, e del suo stesso corpo; significherà non solo averlo accolto nelle piazze a predicare, ma aver fatto di quella parola il senso della propria vita e delle proprie scelte. Quindi una comunione vera, intima e personale.

O vinceremo questa sfida agonistica contro il nostro “Io” o sarà l’agonia. Il punto di svolta è tutto dentro il nostro cuore: niente e nessuno può staccarci dall’amore di Dio Padre che ci salva, salvo la nostra scelta di non aprirgli la porta del cuore.