giovedì 14 ottobre 2021

Gesù, avanti… il prossimo!

 

 XXIX Domenica del Tempo Ordinario – anno B – 17 ottobre 2021


Dal Vangelo secondo Marco (Forma breve10, 42-45):

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e disse loro:
«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.
Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».


COMMENTO

 Il servizio, come concetto non è mai andato di moda. Oltre al termine, c’è nella mentalità corrente un certo prurito verso tutto ciò che significhi un lavoro umile, non dirigenziale, a basso contenuto intellettuale. Pensate agli spazzini che nel tempo sono diventati netturbini e poi operatori ecologici. E poi i bidelli che sono diventati anch’essi “personale ATA” (Amministrativi, Tecnici e Ausiliari). E poi chi si permetterebbe di definire la Vergine Maria “donna di servizio”, magari facendo rientrare tale titolo tra quelli delle litanie lauretane, come proponeva don Tonino Bello? Ma anche le donne di servizio sono diventate Colf. Insomma, si capisce, che la parola “servire”, per giunta obbedendo a qualcun altro, proprio non è accattivante. Eppure Gesù parla del figlio dell’uomo, cioè di sé stesso, come di colui che è venuto non per farsi servire, ma per servire, cioè dare la vita in riscatto per molti.

Interessante. Noi facciamo concorsi e cerchiamo raccomandazioni per fare carriera e salire in alto e Gesù, che avrebbe avuto abbastanza diritto di dire: “voi non sapete chi sono io”, sceglie la via dell’abbassamento; non fine a se stesso, ma per amore. La croce esisteva già prima di Gesù. Lui, però, ne ha fatto un luogo di amore, di incontro con l’amore del Padre e quello per gli uomini. La via di Dio e quella dell’uomo si sono, letteralmente “incrociate” nell’umanità divina di Gesù. 

Gesù è la traduzione umana dell’amore che è Dio: Gesù, colui che salva, che si rende presente negli uomini che tutti scarterebbero e in quelli più tecnicamente inutili, ma più densi della sua presenza; Gesù attende lì, proprio in quella umanità, un gesto di affetto, di accoglienza, di tenerezza, perché lui, il Cristo Signore, entra nella nostra vita sempre per la porta … di servizio. E noi che, come Giacomo e Giovanni, chiediamo male, senza sapere quello che chiediamo, aspettiamo di incontrare Dio come e dove vorremmo noi, negli angusti spazi della nostra religiosità impacchettata, comoda, possibilmente su appuntamento. 

Auguriamoci che - come a Francesco d’Assisi -, un giorno capiti anche a noi di incontrare un lebbroso dei nostri tempi, e di sentirci bussare alla porta della coscienza. L’accoglienza di quel fratello, potrebbe essere la svolta della vita, e la sua la raccomandazione più decisiva per i posti che veramente contano.