Domenica delle Palme, anno B – 28 marzo 2021
Dal Vangelo di Marco (15,29-41)
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Commento
Ci soffermiamo su questo brano, tratto dal lungo racconto della Passione di Gesù secondo Marco. In esso ritroviamo il riassunto delle puntate precedenti, almeno delle ultime tre domeniche. Gesù che viene accusato di aver detto di poter ricostruire il tempio in tre giorni (III domenica): qui troviamo un segno incredibile e umanamente inspiegabile. Appena Gesù esala l’ultimo respiro il velo del tempio si strappa in due parti e, aggiunge Marco, si strappa da cima a fondo: anche un uomo avrebbe potuto strapparlo dal basso; qui è come se Dio dichiarasse finito quel culto, quel tempio, con tutta una serie di riti che, a somiglianza dell’acqua di Pilato, non lavano un bel nulla.
E poi troviamo Gesù innalzato sulla croce, pieno compimento della profezia del serpente di bronzo che Mosè innalzò nel deserto per salvare gli ebrei dai morsi velenosi dei serpenti (IV Domenica). Gesù è richiesto di scendere dalla croce per dimostrare la sua gloria, ma in realtà nel dono della sua vita la sua gloria divina si mostra e non “si dimostra” come fosse un teorema.
Solo l’umiltà del centurione, pagano, ma libero nel cuore dalla presunzione di possedere la verità, ha la capacità di riconoscere la gloria di Dio in Gesù, e “avendolo visto spirare in quel modo disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».”. Il frutto della salvezza si rivela appieno solo dopo la morte del Messia, perché così aveva detto Gesù: “Se il chicco di grano caduto a terra non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto” (V Domenica).
Tutto si compie, tutto si ritrova nell’offerta che Gesù fa della sua vita al Padre. Chi dona la propria vita con Gesù e nel suo Spirito a Dio Padre, risorge con lui, fin da ora in un’esistenza piena, sensata, significativa, e poi nel mondo a venire, nella contemplazione, lo crediamo fermamente, della sua gloria senza fine.