venerdì 30 marzo 2018

Commento al Vangelo della Veglia Pasquale 2018; 31 marzo 2018



Cristo ricrea ogni cosa


TESTO (Gv 20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.


COMMENTO

Nel primo giorno della creazione (Gen 1,1-3) Dio disse: “sia la luce e la luce fu”.
Qui siamo il primo giorno della Nuova creazione, il primo dopo il sabato, quel giorno che noi chiamiamo ora Domenica, in ricordo di Gesù Signore (in latino: Dominus). Infatti era ancora buio e l’atmosfera sapeva ancora di morte, della morte del, fino a quel momento, presunto Messia. 

La pietra nel frattempo era stata rotolata via dal sepolcro, non per fare uscire Gesù (non ne aveva bisogno) ma per rotolare via dai nostri occhi il velo della incredulità e perché Maria di Magdala, e poi il discepolo “altro”, quello che Gesù amava, e poi Pietro potessero compiere un cammino di progressione nella fede. Maria se ne va alla sola vista della pietra rotolata, l’altro discepolo si arresta alla vista dei teli posati e vuoti, Pietro va oltre, entra, e vede, e insieme credettero. Credettero a che cosa?

Isacco il Siro aveva già intuito che il corpo di Cristo non fosse uscito in realtà da quella tomba. La discesa agli inferi di Cristo dopo la sua morte è anzi un modo simbolico proprio per dire il suo ingresso nel vuoto di morte della nostra umanità. Il corpo di Cristo esce dalla nostra percezione ma quel sudario resta rotolato come se ancora avvolgesse qualcosa. Il sudario non contiene più nulla, o se vogliamo contiene Cristo in un nuovo modo, a nuovo titolo: se prima c’era un volto, ora c’è il nostro vuoto abitato dalla sua presenza. Tutto quello che noi giudicheremmo morto, finito, svuotato, diventa ora perennemente abitato da Cristo risorto. Non affrettiamoci più da ora in poi a dire che non c’è nulla, che è tutto finito, che nulla ha ormai senso dal momento che il Cristo Signore è risorto e, soprattutto, dal momento della sua salita al Cielo, il Cielo cioè la sua presenza divina, anima ogni cosa, anche la nostra morte.