PARADISO A “Km ZERO” !
TESTO (Lc 25,35-43)
35 Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l'Eletto di Dio!» 36 Pure i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell'aceto e dicendo: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!»
38 Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: questo è il re dei giudei.
39 Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» 40 Ma l'altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? 41 Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». 42 E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» 43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».
COMMENTO
… Ed è così che dopo un anno giubilare sulla misericordia di Dio in cui abbiamo ascoltato abbastanza spesso parlare di indulgenze plenarie come possibilità di azzerare la pena temporale (cioè il purgatorio), l’ultimo vangelo di questo anno santo ci presenta Gesù nell’unico episodio in cui pronuncia la parola “paradiso” e sembra, lo si dica con molto rispetto, “svenderlo” al primo ( secondo in ordine di apparizione ) ladrone malcapitato accanto a lui. “Oggi tu sarai con me in paradiso”. Riascoltiamo ancora una volta le parole di Gesù; ci fa bene: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”.
Via diretta senza stazioni intermedie, senza purgatorio, verso la gloria del Regno di Dio, il Paradiso! Cosa avrà fatto di tanto meritevole questo ladrone, che a dire il vero si era dissociato dall’invocazione e dalla provocazione di salvezza del compagno?
Tutti intorno sotto la croce, magistrati e soldati, a chiedere a Gesù il segno supremo della sua regalità, della sua pretesa di essere il re dei giudei: “salva te stesso!” Come dire: “scendi dalla croce e noi ti crederemo!”; invece questo malfattore non chiede salvezza, sembra addirittura accontentarsi di un semplice ricordo dando però per scontato che quel nazareno, dopo l’umiliazione e la morte sul patibolo, entrerà nel suo Regno.
Giustamente si dice che egli è il primo uomo canonizzato, il primo uomo di cui possiamo essere sicuri che è in Paradiso.
Gesù deve aver letto nel cuore di quest’uomo il riconoscimento della sua missione di salvatore, e d’altra parte il pentimento e il suo umile atto di affidamento, e in ogni caso il porsi in una relazione costruttiva con Lui. Potrebbe sembrare troppo facile, un paradiso troppo a buon mercato, ma la realtà e la sostanza della nostra salvezza è concentrata nella persona di Gesù, nel porre al centro della nostra vita la sua presenza.
Ecco il merito del ladrone pentito: aver creduto fortemente che quell’uomo giusto metteva in luce tutte le proprie iniquità e che su tutto il male e su tutti i mali egli avrebbe avuto il potere di regnare in modo ultimo e definitivo. Il suo merito è quello di non aver accampato meriti, e di aver accolto la salvezza lì dove la presenza del Signore lo ha raggiunto.
Così anche per noi: la salvezza di Cristo ci raggiunge ovunque, là dove siamo, e soprattutto al colmo di ogni esperienza di delusione o di dolore. Quando tutto è perduto, e ogni salvezza umana sembra inefficace, la nostra umiltà ci può salvare, riconoscendo che in quella nostra esperienza c’è la presenza dell’umanità ferita e agonizzante di Cristo Gesù.
Dio si è fatto carne per portare fino in fondo il suo cammino di assimilazione alle sconfitte e ai dolori dell’uomo, alle sue morti quotidiane e definitive; Egli nella persona di Gesù di Nazaret non è venuto a dare spiegazioni sul dolore umano , ma semplicemente ad offrire la certezza della sua presenza; accanto, vicino e dentro ogni cuore trafitto c’è la sua presenza di morto e risorto, per orientare diversamente la prospettiva del nostro sguardo, per saper contemplare in contro luce ad ogni esperienza di croce il nostro destino di gloria in Cristo Gesù.