giovedì 14 luglio 2016

Commento al Vangelo della XVI Domenica del TO; 17 luglio 2016



Il cuore di ogni esperienza


TESTO Lc 10,38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. 

Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».


COMMENTO

La contemplazione e l’azione, l’ascolto della Parola e la carità in atto. Non sembrano antinomie, e non dovrebbero mai esserlo perché invece nell’esperienza cristiana sono complementari. Marta e Maria, le due sorelle di Lazzaro, quello che Gesù risuscitò , sono due donne in cui sono personalizzate le due anime di ogni spiritualità che voglia dirsi cristiana, due poli e due tensioni entro i quali tutte le sfumature devono trovare posto e collocazione.

La parte migliore comunque è quella di Maria, quella dell’ascolto, laddove i molti servizi di Marta sono causa di distrazione. Di qui il giudizio di Gesù , non tanto sulle intenzioni delle due sorelle, entrambe buone ed entrambe votate all’accoglienza, ma su una realtà di fatto che si è creata in questa casa, in particolare nel cuore di Marta.
Maria parte dalla Parola, dall’ascolto del Maestro, dalla ricerca della sintonia con la sua presenza. Marta, che pure ha il merito di avere preso la decisione di ospitare Gesù in casa, parte dalla periferia, cioè da tutte le circostanze necessarie per favorire e rendere gradevole la permanenza dell’ospite. Di fatto Marta si stava perdendo l’essenziale: la predisposizione di tutte le condizioni pur necessarie per accogliere il Maestro la stavano distraendo dalla persona di Gesù. 

Ecco perché il giudizio di Gesù non è condanna della persona ma di una deriva che stava prendendo quel modo concreto di lasciarsi sfuggire la Grazia del momento.
Penso a tante situazioni del cammino di fede personale e della vita ecclesiale, con tante somiglianze e paralleli. L’intenzione buona di creare condizioni per un’esperienza di fede spesso naufragano perché manca l’incontro decisivo ed essenziale con la parola del Signore. Si progetta , si lavora, si organizza in ambito parrocchiale o associazionistico ma poi non c’è l’esperienza dell’incontro , o meglio non si ha la capacità di “salire” dal semplice evento al suo significato più profondo e spirituale che esso ci porta. Ci si ferma agli aspetti organizzativi.

Tutto ci può parlare del Signore, e ogni esperienza di vita è di fatto abitata dal suo spirito, ma come è facile che il nostro cuore sia totalmente preso dai dettagli pratici. Troviamo il tempo di stare, di sostare nell’ascolto della Parola di Dio! In quella Parola ascoltata e meditata c’è come l’alfabeto per leggere la presenza del Signore nel libro della vita corrente e apparentemente abitudinaria. Dunque buon ascolto e buona ripartenza!