giovedì 2 giugno 2016

Commento al Vangelo della X Domenica del TO; 5 giugno 2016



Siamo Nati e Non Moriremo PIÙ


TESTO ( Lc 7,11-17 )

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 

Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 

Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.


COMMENTO

Due cortei si incontrano appena fuori di un piccolo villaggio: uno, molto numeroso, accompagna alla tomba un giovane, figlio unico di madre vedova. Un corteo che ‘celebra’ lo strapotere di quel padrone assoluto e spietato che è la Morte. Spietato perché le vedove, insieme agli orfani, erano ritenute le più povere tra i poveri. Oltre la solitudine affettiva, private del marito, venivano a trovarsi senza protezione e senza appoggio economico.

L’altro corteo, formato dai discepoli di Gesù e da una grande folla, accompagna Colui che si rivelerà come il Signore della vita, l’unico che può arginare e vincere la potenza e signoria incontrastata della Morte. Possiamo immaginare anche l’entusiasmo di questo secondo corteo: Gesù aveva guarito, aveva predicato la beatitudini dei piccoli, aveva annunciato la grandezza della misericordia di Dio Padre.

Come si comporta Gesù in questo contrasto di scenari ? 
Gesù vede: l’attenzione di Gesù è rivolta primariamente a lei, la madre del morto, perché non può sfuggirgli la gravità estrema della condizione di lei.

Gesù, poi, “fu preso da grande compassione per lei”: letteralmente, “si sente sconvolgere fino alle viscere’. E’ un reale immedesimarsi nella condizione di lei, un ‘patire con lei’. E’ questo un verbo caro all’evangelista Luca, che lo attribuisce anche al buon Samaritano per indicare la sua ‘compassione’ per l’uomo ferito, e al padre misericordioso per descrivere la sua tenerezza nei confronti del figlio prodigo ritrovato. E’ utile collegare questo atteggiamento di Gesù con quanto Lui aveva detto ai discepoli appena prima: “Il Padre vostro è misericordioso”(6,36). Anche qui Gesù mostra se stesso come volto visibile del Padre compassionevole.

L’intervento che segue non è né sperato, né chiesto, né atteso. E’ pura iniziativa del Signore e quindi una sorpresa assoluta. Di solito Gesù esige la fede come condizione perché lui possa compiere un miracolo. In questo caso l’unica ragione che motiva l’intervento di Gesù è la sua compassione: pura gratuità.

Gesù dice: “ Ragazzo, dico a te, alzati ”(letteralmente: ‘svegliati’). La Parola del Signore, come opera nel giovane il passaggio dalla morte alla vita, così nel credente, attraverso il battesimo, opera il passaggio dalla ‘vita vecchia’ schiava del peccato e della morte, alla ‘vita nuova’ nel Risorto. Ma questa parola opera anche in noi. Anche a noi che leggiamo e ascoltiamo questa parola è rivolto un invito  a camminare nella via della conversione, a ricominciare da quel punto del cammino dove ci eravamo persi.