domenica 12 luglio 2015

Commento al Vangelo della XVI Domenica del TO anno B; 19 luglio 2015



Il respiro della missione


TESTO  ( Mc 6,30-34 )

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. 
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.


COMMENTO

Gli apostoli inviati da Gesù, lo abbiamo ascoltato nel Vangelo di Domenica scorsa, “scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano” e il successo di questo primo invio missionario dovette essere così grande che al loro ritorno il Maestro li invita a andare con lui in disparte per riposarsi un po’. La missione in nome e per conto di Gesù anche nei tempi successivi e in tutta la vita della chiesa non potrà sussistere senza il tempo del riposo e dell’intimità divina. 

Anche Madre Teresa di Calcutta molto più recentemente, incontrando un cardinale ebbe a dire: “ senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! “. Colui che ha desiderio di trasmettere la Buona Notizia del Regno di Dio, di trasmettere l’amore di Gesù è obbligato a ritornare quanto più spesso alla sua stessa persona, al contatto con la fonte, “ … Venite in disparte, voi soli.”
C’è come un respiro nella vita del discepolo-missionario, andare e poi ritornare, andare incontro alle sofferenze della gente e poi tornare in disparte con il Maestro, donare la propria vita, il proprio tempo  e poi ritrovare il tempo del silenzio e del deserto per attingere alla fonte della misericordia, della compassione.

Nonostante il pressante invito rivolto ai discepoli, Gesù però sembra essere il primo a cedere alla richiesta della folla, mosso a compassione da quegli uomini smarriti come pecore senza pastore, che forse avevano finalmente trovato in lui un giusto orientamento di vita e delle loro scelte.
Gesù si lascia muovere a compassione, perché egli non smette mai di amare, per lui il riposo è vivere continuamente nell’amore di Dio che vuole incontrare la nostra umanità sofferente e disorientata. 

Papa Francesco ha ricordato recentemente che “Solo l’amore dà riposo. Ciò che non si ama, stanca male, e alla lunga stanca peggio.”
In questo tempo di ferie le parole di Gesù sono da accogliere in un ambito ben più ampio di quello strettamente missionario dei dodici apostoli: la fatica che facciamo è spesso più la conseguenza della pesantezza del cuore con cui viviamo i nostri impegni, lavorativi o familiari. 

Il riposo che ci fa bene è certamente il riposo fisico, mentale ma anche è soprattutto il ritorno alla ragione profonda, al perché del nostro impegno educativo, sociale,  professionale, quel ritorno alla voce della nostra coscienza dove il Signore ci parla chiedendoci di vivere e fare ogni cosa per amor suo come fosse per lui. San Paolo così ci esorta: “E' Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni: fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici … ” (Fil 2,13-14)