lunedì 4 novembre 2013

Commento al Vangelo della XXXI Dom TO anno C. 3 novembre 2013



ACCOGLIERE PER DONARE


TESTO (Lc 19,1-10)

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».


COMMENTO

La salvezza ha per noi il volto e il nome di Gesù di Nazareth: il Figlio dell’uomo, come spesso amava lui stesso definirsi, che è venuto a ritrovare ciò che era smarrito e perduto. In questo uomo e in nessun altro è data la via d’uscita da un sistema di rapporti basati sul potere, sulla forza contrattuale, sullo stretto legame di reciprocità “faccio per ottenere”. 
Noi possiamo e dobbiamo metterci nei panni del piccolo Zaccheo che si arrampica dove può alla ricerca di Gesù con quella sua piccolezza che diventa benedetta e provvidenziale, dal momento che  lo spinge ad andare più alto degli altri e gli permette di incrociare lo sguardo del Maestro.
Tuttavia se la salvezza è già entrata nella nostra casa, cioè nella nostra vita, possiamo e dobbiamo dismettere i panni di Zaccheo e rivestirci di quelli di Gesù per interpretare noi la sua missione di recupero di tanta umanità perduta, smarrita e quindi triste. Papa Francesco ce lo sta dicendo spesso: dobbiamo uscire, andare fuori, verso le periferie. Se questo non deve restare uno slogan vuoto di contenuto, dopo aver accolto la Parola di Dio nel nostro cuore e rivestiti dei suoi stessi sentimenti di umiltà, andiamo fisicamente a trovare tanti conoscenti che sono profondamente disperati, che non hanno più il gusto di vivere; portiamo loro un po’ della gioia di aver accolto la salvezza in casa nostra.