GIOVANNI IL BATTEZZATORE:
A CHI AVRA' FATTO I SUOI PISTOLOTTI , IN MEZZO AL DESERTO?
cfr. Mt 3,1-12
Si dice che San Francesco d'Assisi una volta avesse anche predicato a degli uccelli. Ma nel deserto a chi avrà predicato Giovanni, figlio di Zebedeo, detto il Battezzatore? Lui , lo avrà trovato almeno qualche passeretto a cui rivolgere i suoi sermoncini?
Ammettiamo pure che la regione montagnosa della Giudea dove si recò il Battista non fosse proprio così desolata come ce la descrive la nota della Bibbia di Gerusalemme; ammettiamo pure che ci sarà stato qualche pastore nomade, o qualche viandante. Il punto è: uno che deve lanciare un grido di allarme perché "il Regno dei Cieli è vicino" perché "la scure è già alla radice degli alberi", perché non va a gridarlo nel bel mezzo della città, in mezzo alle folle? Detto altrimenti : gli sta a cuore o no il pentimento e la conversione dei suoi fratelli , oppure si preoccupa solo di salvare se stesso?
Un esempio analogo ce l'abbiamo qui in Bénin dove una comunità di suore ( di clausura ) Clarisse Cappuccine provenienti da Mercatello sul Metauro ( PU ), è venuta ad annunciare il Vangelo con la propria vita. Vivono in mezzo alla boscaglia beninese! A chi annunciano? A chi può parlare la loro vita?
Giovanni predica il pentimento e chiede di fare frutti degni di tale pentimento. Andando nel deserto, rivestito solo di un panno e di peli di cammello e nutrendosi solo di miele selvatico e cavallette, lui è il primo a vivere ciò che annuncia. Lui è il primo a non accontentarsi di essere figlio di Abramo e a produrre segni concreti di un cuore nuovo.
Giovanni va nel deserto perché ha talmente urgenza di preparare nei cuori degli uomini la strada al Messia che lui stesso inizia in sé un'opera radicale di spogliamento , di mortificazione e di una totale messa a disposizione della propria vita.
E' sempre così: la prima e più efficace predica è quella della vita. Quel battesimo di fuoco operato dal Messia e al quale Giovanni ci vuole preparare , Lui, lo ha già anticipato nella passione del suo cuore. Lui il fuoco ce l'ha già dentro e per non estinguerlo cerca di tenersi lontano dai richiami del mondo , dalle comodità della città , dalle lusinghe di una religiosità accomodata che non ti domanda troppo ( … e chi non ti potrà mai dare nulla ).
E' il profumo di qualcosa di vero e autentico che attira i cuori; "…e allora andavano da lui Gerusalemme, tutta la Giudea, e tutta le regione del Giordano, … confessando i loro peccati " ( Mt 3,5 ).
Quante volte avremo sentito dirci che la penitenza più importante è quella del cuore e che non contano le penitenze in quanto tali ma la conversione profonda del cuore? Tutto vero. Si pone un problema: se non poniamo in essere segni concreti di cambiamento, di una qualche rinuncia a noi stessi, al nostro mondo, al nostro quietismo, come non dubitare addirittura della nostra reale volontà di cambiare direzione, di dare una svolta alla nostra vita?
A tutti noi il dovere di una risposta.