Commento al Vangelo della Festa ‘Esaltazione Santa Croce’ – 14 sett 2025 (XXIV Dom TO)
+ Dal Vangelo secondo Giovanni (3,13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Commento
Oggi, 14 settembre, la Domenica coincide con il giorno in cui la Chiesa celebra la festa della ‘Esaltazione della Santa Croce’; per questo leggiamo il Vangelo proprio di questa festa e non quello della XXIV Domenica.
Siamo nel mezzo del colloquio notturno tra Gesù e un capo dei Giudei, chiamato Nicodémo, il quale pone al Maestro una domanda molto sensata: ‘Come si può rinascere una seconda volta quando si è già grandi?’ Gesù porta Nicodemo a spostarsi dal piano naturale, biologico, a quello soprannaturale. La vita biologica, prima o poi finisce. La vita eterna, quella di cui parla Gesù, ci viene donata, o meglio restituita, ad opera del Figlio di Dio fatto uomo, Gesù: egli che abitava i cieli è disceso fra noi per rivestirsi della nostra umanità e per riportare questo vestito con sé nella dimora del Cielo, dove regna col Padre e lo Spirito.
In tutto questo passaggio c’era un inciampo, cioè la chiusura e la durezza del cuore dell’uomo, il quale ha pensato che Dio fosse invidioso della sua gioia, che fosse suo antagonista. Questa infatti è la radice del peccato: il pensare che Dio sia mio nemico. Ecco perché Gesù ribadisce che Dio «non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
L’ostacolo, il peccato dell’uomo, culminato nella condanna a morte è diventato però nella vicenda storica di Gesù il passaggio decisivo alla vittoria. Quindi, facciamo bene attenzione: Gesù non è venuto in terra a dirci che dobbiamo soffrire per ottenere la vita eterna, quanto piuttosto a dirci che quel luogo di supplizio e di odio, che storicamente fu una croce, poté diventare grazie al suo abbandono alla volontà del Padre, un luogo di amore, di salvezza e di riconciliazione tra Dio e l’uomo. La croce è una croce luminosa se è abitata dalla presenza di Cristo, altrimenti è croce e basta!
La vita dell’uomo è cosparsa di momenti tragici, umanamente irrisolvibili. Nella grazia e nell’amore di Gesù Signore, possiamo trasformare questi stessi momenti in luoghi di rinascita e di ingresso in una nuova prospettiva di eternità.