Commento al vangelo della XIV Domenica del TO, anno C – 6 luglio 2025
Dal Vangelo secondo Luca (10,1-9 forma breve)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Commento
C’è molto più di un’indicazione da galateo del buon discepolo: nelle raccomandazioni date da Gesù ai 72, inviati nei luoghi dove egli stava per recarsi, c’è la trasmissione di una forma di vita che esprime e manifesta una sostanza, una realtà presente e operante: quella del Regno di Dio. Infatti le uniche parole che Gesù invita a proclamare sono: “Pace a questa casa” e “E’ vicino a voi il regno di Dio”. La pace è il primo annuncio che da risorto Gesù dirà ai suoi apostoli riuniti nel cenacolo la sera del giorno stesso della sua risurrezione. Quindi è come se quei 72 annunciassero in anticipo quello che Gesù realizzerà nel suo corpo al compimento della sua Pasqua, cioè della sua Passione morte e resurrezione; come se la luce dell’evento pasquale potesse illuminare fin da subito la speranza degli amici di Gesù e di chi li accoglie.
Oltre a questo il loro stesso stile di vita, assolutamente sobrio e libero dalle più semplici esigenze materiali, fino ad accontentarsi di ciò che verrà loro dato da mangiare (ripetuto per ben due volte) testimonia la loro assoluta fiducia in colui che li ha inviati. Dirà San Paolo qualche anno più tardi che, dopo aver a lungo pregato il Signore di essere liberato da una non meglio precisata ‘spina nella carne’, il Signore stesso gli disse: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12,9).
Ecco perché i discepoli di Cristo Gesù non dovranno mai temere l’indigenza e tutte le condizioni sfavorevoli che dovranno fronteggiare, anche causate della stessa fede di cui si faranno portatori.
Anzi, proprio il loro andare per il mondo in quel modo indicato da Gesù sarà il miglior modo per dire con la vita, prima che con le parole, la fiducia nella forza vincente e liberante dell’amore di Dio, di quello che Gesù chiama il regno di Dio’.
Grazie alla testimonianza di credibilità degli inviati del Signore sarà allora possibile un incontro personale di ciascuno con lui. Questo avvenne in quel frangente raccontato dal vangelo di oggi, ma avviene anche ai nostri giorni: quando ci sono cristiani sinceramente credenti e quindi credibili si creano le condizioni più favorevoli perché le persone facciano esperienza della presenza del Signore.