fra Damiano Angelucci da Fano ( OFM Capp): frate itinerante
venerdì 14 febbraio 2020
Commento al Vangelo di Domenica 16 febbraio 2020 - VI del TO , anno A
Legge del cuore e cuore della legge!
TESTO (Mt 5, 20-22a.27-28.33-34a.37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
COMMENTO
Lo aveva detto anche il profeta Isaia secoli prima: “invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (Is 29,13 e Mc 7,7); un’affermazione grave ripresa dallo stesso Gesù per smascherare la superficialità della fede dei farisei. Nella tradizione dei farisei si era sviluppata una quantità notevole di precetti, prescrizioni e leggi varie, fatte passare come provenienti oralmente dallo stesso Mosé.
Queste norme, a volte un po' ridicole a dire il vero, potevano avere più o meno un senso spirituale; il grave era che si era smarrito il cuore della legge e dell’insegnamento dei profeti che Gesù viene invece a riportare alla luce, come città collocata sopra un monte che non può rimanere nascosta. Gesù trasgredisce alcuni precetti della legge ebraica? Di fatto si, quanto alla lettera, come quando opera guarigioni in giorno di sabato, ma fa questo perché neanche il minimo tratto del genuino spirito della legge di Mosè vada perduto.
E qual è lo spirito della legge di Mosé, o meglio della legge che Dio trasmette a Mosé? Che l’uomo non diventi idolatra, che l’uomo non faccia adulterio con altri idoli allontanandosi da Dio, dal suo amore che salva, e questo a partire dal profondo del cuore, perché è qui che inizia ogni adulterio. Adulterio, cioè “ire ad alterum”, andare da un altro: questo è ciò che dobbiamo evitare, perché solo Cristo ci salva e ci rende felici; tutti gli altri, tutte le altre “cose” sono idoli, pure forme vuote, che ci regalano emozioni, ebbrezza forse, lasciandoci però il cuore ancora più assetato.
Se dunque nel cuore ci sarà un “sì” a Dio, ci sarà un “sì” anche nelle parole, nei gesti, nelle azioni della vita. Se invece nel cuore ci sarà adulterio, un andare ad altro rispetto all’amore di Cristo Signore, allora anche la nostra vita, di questo “no” sarà buia risonanza.
sabato 1 febbraio 2020
Festa della Presentazione del Signore – 2 febbraio 2020 -
Sotto la guida dello Spirito
Testo (Lc 2,22-32)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
COMMENTO
La vicenda del giusto Simeone sembra tutta guidata dalla mano dello Spirito di Dio, e l’evangelista Luca lo sottolinea per ben tre volte: lo Spirito Santo era su di Lui, lo Spirito Santo gli aveva preannunciato, lo Spirito Santo lo sospinse ad andare al tempio nello stesso momento in cui genitori di Gesù stavano andando ad offrire ritualmente il loro figlio.
Simeone è un uomo che guardava nella direzione giusta, che si lasciava accompagnare e sebbene non ci venga detto che fosse particolarmente anziano, tutto fa capire che la sua vita era ormai in età avanzata e che c’era nel suo cuore solo quell’ultimo desiderio di poter vedere il “conforto di Israele” cioè il Messia, “luce per illuminare le genti, e gloria di Israele”.
Non sappiamo neppure quando Simeone sia di fatto morto, se molto o poco tempo dopo l’incontro col bambino Gesù; ma le sue parole rivelano che la sua vita era giunta ora al compimento, al riempimento delle attese e dei suoi desideri.
Se nella festa odierna la liturgia celebra la presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, giova a noi ricordare che la presenza del Signore potrà divenire anche per noi motivo di grande gioia e di pienezza di vita, a condizione che il nostro cuore sia alla ricerca: non necessariamente di Dio, ma comunque alla ricerca di verità, di giustizia, di vita, di tutto ciò che, in senso ampio, è veramente bello. Nessuna risposta potrà infatti mai saziare un cuore che non ha domande.
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