L’esegesi alla luce del risorto
TESTO (Lc 24,35-48)
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
COMMENTO
In queste domeniche di Pasqua a fianco del luogo in cui si proclama la Parola di Dio (ambone) dovremmo trovare nelle nostre chiese una grande candela che viene detta “cero pasquale”. Questo cero è stato appunto acceso la sera della veglia pasquale, quest’anno cadeva il 31 marzo, e la sua accensione ha inaugurato la liturgia della luce, simboleggiando la luce di Cristo risorto che irrompe nelle tenebre della morte, conseguenza del peccato. Il fatto che sia opportunamente collocato a fianco del luogo della proclamazione delle scritture è ben comprensibile proprio a partire da questo episodio.
Gesù risorto che aveva già spiegato ai due discepoli in cammino verso Emmaus tutto ciò che nelle scritture si riferiva a lui, ora anche agli undici apostoli rimasti a Gerusalemme opera una rilettura della Bibbia, a partire dalla sua presenza, lì in mezzo a loro, in carne e ossa.
Egli ricorda le parole che disse loro quando era ancora vivo e reinterpreta il senso della legge di Mosè e delle profezie dell’Antico testamento. Quando dice “Così sta scritto: Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, … “non cita testualmente alcun brano dell’AT ma in modo autorevole, aggiungiamo: “in modo divinamente autorevole”, sintetizza e ridona il senso più vero e più profondo dell’attesa vissuta da tutte quelle generazioni che da Abramo in poi hanno creduto e sperato nella promessa fatta al popolo di Israele di una terra data a loro come luogo di pace e giustizia.
Si compie anche per noi ogni momento questa rilettura e ricomprensione della Scrittura nella luce del Risorto.
Anche per noi è data la possibilità di vivere e camminare alla presenza di Cristo risorto, nel suo corpo storico che è la Chiesa, e in questa comunione viva ci è data la possibilità unica di entrare nel senso profondo delle promesse di Dio a Israele e del loro compimento realizzatosi nella sua persona. Per questo tutto ciò che viviamo e operiamo noi possiamo compierlo nella luce e alle presenza di Cristo. La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente…. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. (Col 3,16-17)
…. Fino al giorno in cui noi lo vedremo così come egli è.
Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. (1 Gv 3,2).