mercoledì 28 gennaio 2015

Commento al Vangelo della IV Domenica del TO anno B. 1 febbraio 2015



SILENZIO … parla il Santo 


TESTO (Mc 1, 21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.


COMMENTO

Da una parte gli scribi, i difensori della tradizione della legge ebraica, dall’altra Gesù di Nazaret. I primi, accreditati presso il popolo di Israele come i più autorevoli interpreti della legge trasmessa da Mosé; il secondo, un uomo qualunque che ancora, a quanto ci racconta l’evangelista, non ha fatto nulla di eccezionale ma suscita stupore per la sua dottrina nuova insegnata con autorità, e “non come gli scribi”. Eppure Gesù non ha mai preteso di insegnare cose nuove, dirà piuttosto: “non sono venuto ad abolire la legge ma a dare compimento”. 

La novità e l’autorità di Gesù sono tutte nell'assoluta novità del suo essere “il santo di Dio”, come giustamente lo riconosce lo spirito maligno. Gesù è la più piena manifestazione della presenza di Dio nella storia dell’universo dal momento della sua creazione; San Paolo ci dice che in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. Se gli antichi ebrei elaborarono tutta una serie di prescrizioni per tenersi lontano da ogni impurità e custodire la santità, con la venuta di Gesù la santità è di fondo la sua stessa presenza. Il male, qualsiasi spirito impuro è vinto dalla sua persona, dalla sua potenza, dal suo essere la più pura trasparenza della gloria di Dio. Di riflesso anche l’uomo ha già messo i piedi in un mondo nuovo se si decide per Cristo, perché saranno nuove le sue forze nel vincere il male, nuove le prospettive di vita eterna, nuovo lo sguardo sulle vicende del mondo che per quanto dolorose e segnate dalla croce, sono destinate alla gloria finale “Se uno è in Cristo è una creatura nuova, le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove” . 

Francesco d’Assisi ha scritto una preghiera bellissima dal titolo “Lodi di Dio altissimo” in cui elogia Dio con una lunga serie di attributi, ma al primo posto egli dice “tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende”. Che dalla contemplazione delle meraviglie di Dio, passando per la santità del Signore Gesù, ciascuno di noi possa risalire alla purezza e alla santità di Dio. Auguri!

lunedì 19 gennaio 2015

Commento al Vangelo della III Domenica del TO anno B; 25 gennaio 2015



COGLIERE L'ATTIMO DELLA CONVERSIONE


TESTO (Mc 1, 14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.


COMMENTO

Non più di un anno fa’ un mio conoscente ha ritrovato in un luogo nascosto della sua cantina una busta con dentro una mazzetta di banconote per un valore di circa un milione di vecchie lire. Subito si è rivolto agli sportelli della Banca d’Italia per ottenere la conversione di questa cifra non del tutto trascurabile in euro, ma con grande suo rammarico ha dovuto constatare che questo, ormai da alcuni anni non è più possibile. Quelle vecchie lire che forse ancora qualcuno conserva da qualche parte sono carta straccia. 

Gesù non ci chiede di convertire il denaro ma di convertire noi stessi, la nostra stessa vita, sarebbe a dire i valori di riferimento che orientano le nostre scelte e le nostre priorità. Quando Gesù ci dice, e lo dice in ogni istante anche a noi finché dura la storia di questo mondo: “convertitevi e credete al vangelo” è come se ci dicesse: “fate attenzione perché i valori che il mondo perlopiù propone tra un po’ non varranno più niente, tutte le cose dietro le quali il mondo corre come la ricchezza, gli applausi della folla, la popolarità, il prestigio, la seconda casa, il piacere etc … tra non molto, non vi otterranno nulla, non vi arrecheranno alcun beneficio, non aggiungeranno nulla alla vostra vita! Vi lasceranno insoddisfatti più di prima. Credete piuttosto alla buona notizia che io vi porto che i poveri sono beati perché saranno ricchi, che miti erediteranno la terra, che i misericordiosi otterranno misericordia, che gli operatori di pace godranno per sempre la paternità di Dio perché saranno pienamente figli suoi” 
Ecco, la parola di Gesù con il suo pressante appello alla conversione deve risuonare forte, ora, come due mila anni fa’. Se la parola di Gesù è accolta nel nostro cuore con docilità vivremo gli stessi esiti di quei pescatori di Galilea, e sapremo mettere in secondo piano i nostri affari vivendo le relazioni umane alla luce della sua presenza e del suo amore, sotto una luce nuova, con una più grande umanità.

giovedì 15 gennaio 2015

Commento al Vangelo della II Dom TO anno B; 18 gennaio 2015



Andiamo nella dimora del Signore!


TESTO  (Gv 1,35-42)

35 Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; 36 e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l'Agnello di Dio!» 37 I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù. 38 Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Ed essi gli dissero: «Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?» 39 Egli rispose loro: «Venite e vedrete». Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno. Era circa la decima ora.

40 Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. 41 Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (che, tradotto, vuol dire Cristo); 42 e lo condusse da Gesù. Gesù lo guardò e disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»).



COMMENTO

Troviamo in questo testo due definizioni di Gesù, tutte e due vere, tutte e due incomplete. Giovanni Battista per additarlo a due dei suoi lo definisce “agnello di Dio”, perché Gesù effettivamente sarà l’agnello immolato, sacrificato, che sostituirà una volta per sempre il rito del sacrificio pasquale ebraico dell’agnello. 
I due discepoli di Giovanni invece lo chiamano “Rabbì” , cioè “maestro”, e anch’essi non sbagliano perché Gesù è veramente il maestro, l’unico che ha insegnamenti di vita eterna.

Definizioni vere, dicevo, ma incomplete, perché il suo essere Dio, oltreché uomo, il suo essere colui in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità può essere colto e compreso solo in un progressivo cammino di prossimità e conoscenza personale. Gesù alla domanda sul luogo della sua dimora non può che rispondere “venite e vedrete”. La conoscenza di Gesù, il luogo della sua presenza, non sono prendibili da concetti umani, o da sintesi dottrinarie ma solo da un’esperienza diretta della sua presenza. Per quei discepoli, Andrea e l’altro che secondo la tradizione corrisponde con l’evangelista che scrive, in quel giorno, in quell’ora precisa che l’evangelista tiene a precisare (le quattro del pomeriggio), inizia un itinerario di scoperta, di approfondimento e di conoscenza di Gesù che cambierà la loro vita.

Anche a noi è dato fare lo stesso cammino. Anche per noi Gesù è vivo e operante nella storia. Anche per noi, come per quei discepoli, Gesù è presente nel mistero, cioè sotto segni umani, tangibili che però rivelano e velano la presenza di Dio. Per essi mistero era la persona fisica di Gesù, per noi mistero è la parola di Dio che ascoltiamo nella santa liturgia, è la Santa Eucaristia celebrata e adorata, sono gli insegnamenti della Chiesa, sono tutti i poveri e miseri della terra. Questi per noi sono i segni umani nei quali Gesù ci parla, ci chiama, ci invita ad un’esperienza di fede, di amore, di rinnovata speranza nella gioia e nella vita vera ed eterna che solo lui può darci. Andiamo! … solo così vedremo il luogo della sua dimora.

sabato 10 gennaio 2015

Commento al Vangelo. Battesimo del Signore anno B; 11 gen 2015



Battezzato per Battezzare


TESTO (Mc 1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

COMMENTO

Giovanni Battista battezza anche Gesù! Sebbene di lui aveva detto un attimo prima che non era neppure degno di chinarsi per sciogliere i legacci dei suoi sandali; eppure quel gesto era necessario. Giovanni passa il testimone a Gesù: ora sarà quest’ultimo a impartire un battesimo di purificazione che inserirà gli uomini nella sua stessa figliolanza, nel suo stesso spirito. Gesù entra nel cammino dell’umanità perché l’uomo possa entrare nel cammino e nel cuore di Dio, ed in questo senso Gesù ha bisogno 
(ha voluto aver bisogno) di rivestirsi  di quell'itinerario penitenziale seppur immune da ogni peccato, ha bisogno di mettersi in fila con altri uomini per significare a se stesso e al mondo quella totale solidarietà con la miseria morale dell’uomo che raggiungerà il suo culmine nella morte di croce. 
Gesù, morto e risorto per i peccati dell’uomo annuncia col suo battesimo al Giordano che l’incarnazione non è un gesto di forma, una passeggiata nelle sembianza umane, ma un discendere con lui e più in basso di ogni altro uomo, nelle conseguenze che il peccato ha portato.
Gesù ci comunica il suo spirito di figlio prediletto e in esso ci immerge perché assume fino in fondo i pesi della natura umana corrotta dalle conseguenze del peccato. Nulla è escluso, nulla è al di fuori della salvezza operata da Cristo, perché in nulla egli si è risparmiato assumendo tutte le ferite dell’umanità decaduta, e di questo il suo battesimo è stato profetica anticipazione.
E noi, ritornando alla grazia del nostro Battesimo, sempre ritroveremo la presenza di colui che ha santificato quell'acqua, la presenza di Cristo Gesù che immergendosi in essa e quindi nel sacrificio della croce, per sempre ha reso il Battesimo segno efficace e reale del suo spirito divino che ci rende figli di Dio.