giovedì 6 novembre 2025

Cristo Gesù, la dimora di Dio con gli uomini

 

Commento al Vangelo della Festa della Dedicaz. Basilica Lateranense (Domenica 9 nov 2025; sostituisce i testi della XXXII TO/C)

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-22)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». 
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

 

Commento

Anche questa Domenica le letture di una festa (quella della Dedicazione della Basilica lateranense in Roma) prevalgono su quelle della XXXII Domenica.
Il vendere/comprare e cambiar moneta nel tempio di Gerusalemme era cosa ammessa dalle regole, tenuto conto della quantità notevole di sacrifici che occorreva fare (quella parte del tempio all’aperto dove venivano sacrificati gli animali era di fatto una sorta di mattatoio) , e inoltre per comprare gli animali da sacrificare occorreva convertire la moneta corrente considerata impura con una moneta adatta che si trovava nel tempio. Il problema è che quell’attività e quei sacrifici erano diventati “mercato”, non solo nel senso di una loro strumentalizzazione in vista solo del dio denaro, ma anche nel senso spirituale del tentativo di comprare la benevolenza divina.

 Il primo tipo di mercato è particolarmente odioso e fonte di grande scandalo. Il secondo tipo - il mercanteggiare con Dio - è più sottile ma molto più frequente e probabilmente a volte si nasconde anche nel nostro modo di pregare Dio. Ad esempio, quando ci lamentiamo che nonostante la nostra onestà e la nostra pratica cristiana ingiustamente Dio ha permesso ci capitasse qualche dolore o avvenimento avverso, emerge qui una mentalità che ha il sapore del “mercato”: “se prego, faccio il buono, e magari vado anche a Messa, Dio dovrebbe proteggermi da ogni disgrazia”. Trattiamo in tal modo il Signore come fosse un’Assicurazione-contro i danni o come fosse l’INPS.

 Il Signore distrugge questa vecchia religiosità, ma lo fa a partire dalla sua stessa vita, dal suo stesso corpo crocifisso: Lui, il Figlio di Dio fatto uomo, non rivendica per sé alcun potere di fronte a chi ingiustamente lo accuserà e annuncia anzi la misericordia di Dio per tutti gli uomini. Proprio da Gesù Signore, crocifisso, risorto e asceso al Cielo, dal suo stesso corpo, sgorga ora il fiume di grazia che riceviamo principalmente nei sacramenti attraverso il suo corpo spirituale, storico, che è la Chiesa. Allora quando entriamo in una chiesa-edificio lasciamoci richiamare a quella dimora, a quel porto sicuro, che è Cristo morto e risorto per noi nel cui cuore tutti siamo chiamati ad entrare, o a ritornare se mai ne fossimo usciti.