Commento al Vangelo della XX domenica del Tempo Ordinario, anno C – 17 agosto 2025
Dal vangelo di Luca (12,49-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Commento
A volte la divisione, la separazione dagli uomini è inevitabile, addirittura necessaria. La carità di Dio, la carità che è Dio, coincide con la verità e questa ha delle esigenze che si impongono anche sulle regole del quieto vivere. Già dodicenne Gesù afferma davanti ai suoi genitori che lo cercavano la necessità prioritaria si mettersi al servizio del regno di Dio. Ricorderete quell’episodio narrato dall’evangelista Luca in cui Maria e Giuseppe ritrovano il loro figlio che si era attardato nel tempio di Gerusalemme e di fronte al loro rimprovero egli risponde: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49).
Forse San Francesco d’Assisi poteva diventare santo anche rimanendo nella bottega di stoffe del padre, ma in un dato momento della sua vita, la voce del Signore, del Cristo povero umile gli ha fatto sentire il suo appello a seguirlo, e così fu per lui impossibile sottostare alle logiche familiari del profitto e della scalata sociale. Quando ridette le vesti al padre, egli disse pubblicamente: “D’ora in poi potrò dire liberamente: Padre nostro, che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone. Ecco, non solo gli restituisco il denaro, ma gli rendo pure tutte le vesti. Così andrò nudo incontro al Signore” (FF 597 Tommaso da Celano).
Non fece un gesto di disprezzo o di odio al padre, ma un gesto di verità, davanti a Dio, a se stesso e alla sua famiglia. La pace, dono messianico, dono che Gesù annuncia da risorto ai suoi apostoli entrando nel cenacolo la sera di Pasqua, non ha nulla a che vedere con dei compromessi basati sulle reciproche minacce, e sul reciproco timore. Si attribuisce al pragmatismo degli antichi romani l’adagio: “Si vis pacem para bellum” cioè: ‘ se vuoi la pace, prepara la guerra’. Non è così per Gesù. La pace che egli porta è piuttosto una pace disarmata, e per questo disarmante, ed è basata su quel fuoco d’amore che egli è venuto a portare sulla terra per accenderlo nel cuore degli uomini a iniziare dal suo.