giovedì 14 agosto 2025

Per tutti ma non con tutti

  

Commento al Vangelo della XX domenica del Tempo Ordinario, anno C – 17 agosto 2025

Dal vangelo di Luca (12,49-53)

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».


Commento

  A volte la divisione, la separazione dagli uomini è inevitabile, addirittura necessaria. La carità di Dio, la carità che è Dio, coincide con la verità e questa ha delle esigenze che si impongono anche sulle regole del quieto vivere. Già dodicenne Gesù afferma davanti ai suoi genitori che lo cercavano la necessità prioritaria si mettersi al servizio del regno di Dio. Ricorderete quell’episodio narrato dall’evangelista Luca in cui Maria e Giuseppe ritrovano il loro figlio che si era attardato nel tempio di Gerusalemme e di fronte al loro rimprovero egli risponde: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). 

Forse San Francesco d’Assisi poteva diventare santo anche rimanendo nella bottega di stoffe del padre, ma in un dato momento della sua vita, la voce del Signore, del Cristo povero umile gli ha fatto sentire il suo appello a seguirlo, e così fu per lui impossibile sottostare alle logiche familiari del profitto e della scalata sociale. Quando ridette le vesti al padre, egli disse pubblicamente: “D’ora in poi potrò dire liberamente: Padre nostro, che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone. Ecco, non solo gli restituisco il denaro, ma gli rendo pure tutte le vesti. Così andrò nudo incontro al Signore” (FF 597 Tommaso da Celano).

Non fece un gesto di disprezzo o di odio al padre, ma un gesto di verità, davanti a Dio, a se stesso e alla sua famiglia. La pace, dono messianico, dono che Gesù annuncia da risorto ai suoi apostoli entrando nel cenacolo la sera di Pasqua, non ha nulla a che vedere con dei compromessi basati sulle reciproche minacce, e sul reciproco timore. Si attribuisce al pragmatismo degli antichi romani l’adagio: “Si vis pacem para bellum” cioè: ‘ se vuoi la pace, prepara la guerra’. Non è così per Gesù. La pace che egli porta è piuttosto una pace disarmata, e per questo disarmante, ed è basata su quel fuoco d’amore che egli è venuto a portare sulla terra per accenderlo nel cuore degli uomini a iniziare dal suo.

Che male c’è!

 

 Commento al Vangelo della XIX Domenica del TO, anno C – 10 agosto 2025    


Dal Vangelo secondo Luca 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. 
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. 
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

 

Commento

 La sonnolenza da cui guardarci non è certamente quella del corpo, ma quella dello spirito. Gesù ha appena rivolto un lungo discorso ai suoi discepoli sul pericolo delle ricchezze, sulla necessità di accontentarsi di quanto è necessario per vivere senza avere il cuore in ansia per il domani. 
In effetti, sono proprio quelli che vegliano la notte per curare i propri affari e accumulare i beni, a far addormentare i propri sensi spirituali. “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli” (v. 37) dice Gesù. Il sonno spirituale è la condizione di chi non si preoccupa di cosa entri nel ‘campo’, nel recinto della propria vita. Quando Gesù racconta la parabola della zizzania dice che “mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò” (Mt 13,25). 
In definitiva capiamo da questa esortazione di Gesù che la nostra vita non potrai mai essere neutra rispetto alla scelta del bene o del male. A volte, in modo molto superficiale, anche chi avrebbe fatto, o avrebbe voluto fare, una scelta di vita cristiana accoglie delle logiche molto lontane dal vangelo; perché? Perché non si è vigilanti. ‘Fanno tutti così’, o a volte il massimo dell’impegno a fare discernimento è espresso dalla domanda: “che male c’è?”. Raramente ci si pone la questione più decisiva: “Qual è il bene di questa o quest’altra scelta?” La vigilanza richiesta è di essere sempre attenti ad accogliere il bene che il Signore vuole seminare ogni giorno nel campo della nostra esistenza e questo comporta anche un attivo adoperarsi per non accontentarsi della prima cosa che ci viene proposta, ma di cercare sempre il bene più grande, tra le scelte possibili. Il Signore stesso allora passerà a servirci, perché il suo servizio è aver dato la vita per gli uomini che guardano a lui, Sommo bene.